NOCTIS MAJOR – NOTTURNA SUL MAGGIORE

Quando nel novembre scorso avevo iniziato a pensare a possibili attività da inserire nel calendario Vulkan 2019 mi era subito tornato in mente il mio giro in solitaria notturna sul Monte Maggiore A/R da casa fatto nell’agosto 2012.
Sette anni bastano evidentemente per dimenticare le fatiche ed esaltare solamente gli inevitabili bei ricordi.
Anche in questa occasione l’esca è ghiotta e cadono nel retino sei bei pesciolini.
Il primo problema che si pone è passare il confine di Podgorje, dato che in questo periodo chiude alle 22:00, e mentre sette anni fa ero passato ramingo mostrando la carta d’identità alla telecamera, fare altrettanto in sette ciclisti comporta dei rischi non accettabili (oltre alla presenza del cancello e del reticolato che allora non c’erano).
A tutto si trova una soluzione e venerdì 15 marzo alle 18:30 da Moccò si parte salutati dalla Sibilla che deve rinunciare a causa di Donizetti. Una breve sosta caffè/VOV a Draga dove recuperiamo il settimo fenomeno e nel contempo rinunciamo a Chiara la cui tuta integrale in pile dei bei vecchi tempi speleo (indossata in casa!!!) fa capire la sua poca disponibilità a vagare per le foreste nelle rigide notti di fine inverno.
Passiamo il confine senza nessuna sorpresa da parte dei finanzieri che, rispondendo alle nostre domande, ci informano che il cancello al valico non viene più chiuso nelle ore notturne ma, un eventuale espatrio clandestino equivale (se sorpresi) ad una contravvenzione di circa 500 Euro.
(E se fossimo semplicemente migranti in contromano ? Lasciamo perdere va…).
Come da programma alle 21:00 siamo in Konoba a Jelovice dove ci gustiamo un paio d’ore di relax facendo il pieno di “benzina”.

 

 

 

 

Usciamo a fatica dal tepore del locale poco dopo le 23:00 e prendiamo la sterrata per Dane.
La mia gravel sembra un po’ rigidina (!) ma in breve torniamo sull’asfalto e risaliamo verso Terstenico. La temperatura cala nella vallata di Racja Vas dove passiamo verso mezzanotte. Ci si scalderà di sicuro nella lunga salita al passo del Monte Aquila.
Buio, fresco, silenzio, anche la dura salita risulta piacevole.
Giunti al culmine l’aria improvvisamente sembra più calda, come se un accogliente termica risalisse dalla sottostante Lanisce.
Il Veprinacki put è una meraviglia, anche se i nostri led rischiarano solo lo sterro davanti alle ruote.
Nessun segno di vita, sembra di essere a molto più di 50km da casa.
È passata da poco l’una quando raggiungiamo la casa dei cacciatori di Lanisce e il Likoff a sorpresa organizzato da Naso…
Lo sapete quanto mi piaccia gozzovigliare, ma ogni volta che propongo un giro Naso mi chiede: “E le soste? Dove se fermemo a reintegrar ?”
Mi sembra quasi una debolezza, cavolo pedalano tutti il doppio del sottoscritto e si preoccupano per un pasto rimandato a fine giro…Ma non è così in questa occasione.
È notte, fa freschino, continuare verso il Quarnero diventerebbe veramente duro ed impegnativo.
In un attimo accendiamo un fuoco da bivacco nel braciere sotto la tettoia del rifugio. Mentre la fiamma riscalda gli animi e il vestiario sudato, si accende nientemeno che una “torcia svedese” predisposta e portata li al mattino per scaldare il vin brulé!
Più che un bivacco sembra un presepe. Fantastico, anzi commovente.
Tra un bicchiere e qualche dolcetto ci rilassiamo per più di un’ora.

 

 


La ripartenza è più semplice della precedente. Abbiam già fatto una cinquantina di km e si sentono nelle gambe, ma la testa è rigenerata, siamo pronti a raggiungere l’obiettivo principale: l’alba sulla cima Vojak a 1.400 m sul golfo del Quarnero.
Al buio passiamo Dol senza neanche accorgercene, e subito dopo lasciamo il Veprinacki per scendere nella valle sottostante che permette di raggiungere il versante quarnerino senza grossi dislivelli.
In realtà per raggiungere l’asfalto che da Matulje sale a Poklon bisogna in ogni caso ridiscendere dagli 800 m ai 650 m di quota, ma le scorciatoie che valicano la catena del Planik obbligherebbero a dislivelli maggiori.
Sono le 5:00 del mattino quando transitiamo al passo. Anche se le energie latitano bisogna affrettarsi, l’alba è prevista tra un’ora.
I 7 km di asfalto per la cima sembrano infiniti, il gruppetto si sgrana… e anche se Andrea e Naso rallentano per non abbandonarmi sono l’ultimo a raggiungere la cima alle 6:05.
Il Garmin parla per le nostre gambe: 69 km con un dislivello di 2.028 m.
Le nuvole basse ci sono amiche, il cielo inizia già a schiarirsi ma il sole è ancora celato.
Sono le 6:20 di sabato quando sette pisquani quasi si commuovono a vederlo comparire da dietro gli amati Velebit aprendosi un varco tra le nubi.
Un altra bella figurina per l’album.

 

 

 
Soddisfazione e gioia, come sempre accidenti, svaniscono in fretta: dopo la discesa ritorniamo a Poklon nuovamente infreddoliti. Oltre che un po’ più stanchi di prima. Quindi assai. Sono le 7.20.
I due locali potenzialmente utili per una colazione sono strachiusi. Solo uno dei due mi ha concesso via mail qualche speranza per una colazione tra le 8:00 e le 9:00. Entrambi infatti aprono a mezzogiorno!
Iniziamo a discutere sulle varie possibilità. Il freddo e la stanchezza non aiutano. Ci si divide in due gruppi: Walter, Dan e Wally ripartono subito verso Korita; io, Naso, Kalash e Andrea aspetteremo la colazione e un’altra sosta rigeneratrice, per poi rientrare per la strada dell’andata.
Il fato deciderà diversamente: quando alle 8:10 risaliamo verso il Dopolavoro, troviamo tre mtbikers indecisi alla partenza dello sterrato verso il Planik!
Sono ovviamente Uolter e i suoi amicici che hanno clamorosamente fatto un giro a vuoto regalandosi pure un dislivello non indifferente!
A quel punto, saggiamente, decidono di provare la sorte… e faranno benissimo!
Il Dopolavoro è già al lavoro! E in men che non si dica ci ritroviamo seduti davanti ad una birra e ad una superfrittata con asparagi e pancetta!
È la giusta medicina. Verso le 10:00 ripartiamo rifocillati e rincuorati sotto un pallido ma piacevolissimo sole.
La sosta rigeneratrice ha appianato le diverse idee sulle opzioni di rientro, tutti e sette traversiamo così sotto l’Alpe Grande e giunti al bivio, che permetterebbe di passare la sella tra i due Planik e scendere sino al Veprinacki, lo ignoriamo e seguiamo fiduciosi il Gomer verso Korita.
Come sempre accade, seguire il Uolter su quella che ritiene la via migliore è una certezza. La certezza di sbagliare ovviamente!
E così sarà anche in questa occasione, su un percorso sicuramente più corto ma con una ciclabilità alquanto ridotta.
In pratica 7 km di sentieri e sterrate pedalabili al 30% mentre percorrendo il Cicertrophy al contrario avremmo avuto 1 km di salita a piedi e poi 10/12 km di pedalata fino allo stesso incrocio raggiunto dal sentiero proveniente da Korita.
Ma non voglio calcare la mano… certamente la stanchezza e il fatto di montare una bdc ibrida più adatta a docili sterrati ha avuto il suo peso. La cosa più grave alla fine è stata trovare il rifugio Korita strachiuso = NO PIVO! Inoltre le grandinate della settimana precedente hanno “decorato” la foresta pluviale rendendola quasi idonea ad una gita di scialpinismo!!! Morale? Piedi freddi cuore caldo, per la magnificenza dell’ambiente attraversato.
In un attimo raggiungiamo il passo sotto al Monte Aquila e quindi discesona sconnessa fino a Racja Vas dove arrivo quasi con una Pivo di svantaggio sugli altri… oramai sembro un terminale di Parkinson grazie alla Slate!
Dopo la breve sosta da Tomo il fondo ritorna bitumignoso, e chiaccherando amabilmente giungiamo a Dane dove si presenta il comitato d’accoglienza rappresentato dal buon Toffa (che partendo da casa all’una si è gustato Lanaro, Cocusso e Taiano con una settantina di km!!! noi abbiamo da poco superato i 100 km ma partendo la sera prima!
Wally e Dan rientrano mentre noi festeggiamo in Konoba a Jelovice.
Col pilota automatico raggiungiamo Draga per il dessert preparato dalla freddolosa e infine via Valle giungiamo a Mocco’ dove si conclude questa magica avventura coi fondelli un po’ usurati ma tronfi di soddisfazione.
Il mio Garmin, tenuto in vita dalla powerbank di Naso, dice: 135 km e 2.829 m di dislivello.
I nostri cervelli concordano: abbiam fatto UNA SIGNORA NOTTURNA!
NOCTIS MAJOR… la notturna maggiore!

Partecipanti:
Roby Gava Oracolo, Stefano Venier Naso, Dan Sandri, Andrea Visentin Kalash, Walter Sanzin Uolter, Andrea Giorgio e Walter Amezic Wally.

Qui Vi lascio la traccia gpx dell’escursione: Noctis Major

Roby Gava Oracolo

 

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