ARLECCHINO E I SETTE NANI
Una fiaba oscura dei fratelli Grimm riscoperta dall’oblio?
Nulla di tutto ciò.
E non c’azzecca neppure Kalash…
… perché ieri tutti e sette, pure l’Oracolone corpu nonché lento, erano allo stesso modo NANI, piccoli esseri ciclopedati di secondaria importanza di fronte al maestoso trionfo di colori che la Natura ci ha regalato percorrendo l’Arlecchino trail. Una magica giornata ottobrina dove il sole dipingeva giocando con le ombre del bosco creando macchie di colore indimenticabilmente accese, variopinte, appunto come i colori della strana maschera bergamasca dalle origini infernali.
Storia dell’arte a parte, rimane la gioia di aver combinato un gran bel giretto con condizioni veramente ottimali.
Si inizia a pedalare in una Val Bartolo in parte ancora coperta dalle brume mattutine. Paesaggi da cartolina anche quando inondati dalla luce del sole. Un indovinato taglio nella foresta con un tratto di portage permette di evitare un lungo tratto di sterrata in corrispondenza del valico italiaustriaco.
Ci si sgrana sulla ripida ma costante e pedalabilissima (per molti ma non per tutti) salita, per poi ricongiungersi in sella, punto panoramico perfetto grazie al contrasto tra i verdi mammelloni circostanti e l’opposta silhouette frastagliata dello Jof Fuart, delle Vergini, di Cima Cacciatore.
C’è chi immagina anche il profilo del santuario del Lussari… ma fortunatamente, i meno credenti sono aiutati dal forte riverbero.
Pur con le malghe in fase di chiusura stagionale c’è un sacco di gente, quasi tutti ciclisti, molti con la e- davanti.
Poi si inizia la discesa lungo il CAI 508 e finalmente arriva il divertimento puro: un lungo traverso sempre pedalabile aggira Cima Muli e poi inizia a serpeggiare verso il basso. Il terreno é ideale, pochi sassi, radici gentili, addirittura fine ghiaino quasi sabbia su certi tornanti.
Finalmente anche la Chiara riesce a sorridere e a scendere senza timori il percorso comunque mai banale (e ha fatto solo la prima lezione di guida col MTB 360!).
Passato il ricovero di Cima Muli il trail diventa una sterrata ripida e ghiaiosa da affrontare con attenzione. Poi un tratto veloce porta all’inizio dell’Arlecchino trail vero e proprio.
Chiara lo prende per prima, rinunciando dato l’entusiasmo della guida, alla via di fuga costituita dalla sterrata dove il 508 prosegue verso Camporosso.
Anche la Sibilla sprigiona soddisfazione e come le donne pure i cinque nanetti.
Ma l’Oracolo aveva avvertito… dal bello ora si passa al bellissimo, ma le difficoltà aumentano progressivamente.
Dopo un traverso con dei mangiabevi impegnativi, si prende una magnifica faggeta in cresta col fondo parzialmente ricoperto dalle foglie.
Alcuni ripidi costringono i meno temerari a scendere dalla bici (ma probabilmente basta attendere ancora un paio di lezioni).
Poi su uno stretto esposto Olaf decide per un’installazione: lo di lui pneumatico anteriore mal si accoppia con una radice spigolosa…un gran botto e uno spruzzo di lattice segnala lo stallonamento, NO PRESSURE = NO CONTROL recita il manuale del bravo pilota (sabato ha preso il brevetto!) e in un attimo Giuliano decolla nel posto meno indicato, visto il tratto parecchio esposto. È un doppio alberello a salvarlo, fermandolo a mezz’aria prima del successivo decollo.
A testa in giù, con la bici ancora vincolata che lo spinge e gli impedisce di liberarsi.
Narrano i presenti, parecchio provati alla vista dell’incidente, che al non farsi veramente male c’è mancato veramente poco.
In dieci minuti si recuperano e si riparano il novello Icaro e la sua ruota, e quindi ci si ricompatta con gli altri, che attendevano 50 metri più in basso, nel tratto più ostico a monte del ripido toboga finale.
Dopo l’accaduto a Giuliano, in un tratto esposto ma semplice, quasi tutti scendono e portano la bici a mano.
In cinque minuti bitumiamo oltre lo spartiacque alpino. E poi e la solita festa. Tra tagliatelle e gnocchi serviti con variopinti quasi arlecchinati condimenti dalla generosa Anica sotto al Monte Cocco.
ARLECCHINO TRAIL
TUTTI I COLORI DEL BOSCO
Partecipanti: Oracolo, Sibilla, Kalash, Walter, Chiara, Olaf e l’ospite fisso… il noto opinionista Wally
Nella foto allegata una ricostruzione dell’incidente a Olaf, scattata durante una ciclospedizione nel Peloponneso più di 9 anni fa.
Roberto “Oracle” Gava